Borghi e città d'arte
Carassai
Carassai,
edificato sul crinale tra il fiume Aso ed il torrente Menocchia, gode
di una magnifica vista sulle valli, dal vicino mare Adriatico ai
Monti Sibillini. Le
sue origini sono molto remote, come testimoniato dalla grande
quantità di tracce del periodo neolitico che si trovano sul suo
territorio. Al fine della loro conservazione e fruizione è stato
inaugurato, nell'Ottobre del 2008, l'Antiquarium
Comunale,
situato al primo piano del Palazzo Comunale, adiacente al quale si
trova la Chiesa
Oratorio di S. Monica del
1699, con facciata in stile tardo barocco rococò, restaurata nel
2003-2004 ed ora adibita a Pinacoteca. Vi si trovano quadri di grande
valore artistico e la "Credenza" con la statua di S. Monica. Da
visitare è il Castello Nuovo,
le cui caratteristiche militari sono evidenti nella cinta muraria,
delimitata da alcune fortificazioni dei secoli XIV e XV, e nei
suggestivi camminamenti militari coperti. Inoltre, la Chiesa di S.
Maria del Buon Gesù, in stile rinascimentale barocco, è ricchissima
di opere pregevoli. Particolarmente caro alle donne carassanesi è il
Lavatoio Pubblico Comunale,
recentemente restaurato. Fu costruito nell'anno 1901 ed è
considerato un luogo della memoria storica dei cittadini. A
4 Km dal paese di Carassai, si erge l’imponente Castello
di Monte Varmine del XIV secolo con
resti del IX, di probabile origine longobarda; si tratta di uno dei
castelli delle Marche rimasto integro con le sue mura poderose e
l’alta torre dai merli ghibellini (35 m.), munita di arciere e
piombatoi.
A
2 km dal castello si trova l’antica abbazia
romanica di Sant'Angelo in Piano.
Essa fu edificata in un luogo inizialmente isolato; nella prima metà
dell’ XI sec. venne realizzato in adiacenza ad essa il monastero
dei monaci benedettini, ormai non più esistente, che così si
insediarono nel territorio. Essa assolveva al suo tradizionale ruolo
religioso e spirituale per la presenza dei monaci e anche come
importante meta di pellegrinaggio dal XIV sec. a causa della
concessione di indulgenze da parte dai vescovi di Fermo. Si trovava
altresì in una posizione strategica e cruciale, essendo in un luogo
adeguato agli scambi commerciali che si intrecciavano sulla strada di
collegamento tra Ascoli e Fermo e lungo la valle dell'Aso. (fonte: turismo.marche.it)
Montalto delle Marche
Il
comune di Montalto
delle Marche è
sito nella fascia collinare che va dalla costa Adriatica alla Catena
dei Sibillini, ad una distanza percorribile in venti minuti, sia dal
mare che dalla montagna.
Il territorio era frequentato già
nella preistoria e, infatti, il Museo
Archeologico ospita
numerosi reperti del neolitico (6.000 a.c.) e della cultura
appenninica (2.500 a.c.), picena (VII sec. a.c.), romana e di epoche
successive. Nel 1215 San Francesco d'Assisi, secondo la
tradizione popolare, sceglie questo territorio per diffondervi la sua
Regola, fondando nella pace di un bosco secolare il Convento
delle Fratte,
ricco di affreschi di scuola giottesca. In questo convento
compirà i suoi studi Felice
Peretti che,
eletto Papa nel 1585 con il nome di Sisto V, darà a Montalto il
titolo di Città. Durante il suo secondo anno di pontificato (1587),
donò alla sua "patria carissima" il Reliquiario
con
Imago Pietatis e Scene della Passione (detto "Reliquiario di
Montalto"), oggetto di straordinario valore artistico. Esso,
realizzato in oro e pietre preziose, è conservato presso il Museo
Sistino Vescovile.
Alcuni dei privilegi concessi dal pontefice permisero a Montalto di
divenire non solo un centro culturale ed artistico attivo e ricco di
interesse per le opere qui conservate, ma anche di mantenere alcuni
privilegi fino all'Unità d'Italia. A
Montalto delle Marche nacque l'architetto Giuseppe
Sacconi,
conosciuto soprattutto per essere stato il progettista dell'Altare
della Patria a Roma. Il suo studio è stato ricostruito nella
Pinacoteca
Civica della
città. Interessanti
sono altresì il Museo
delle carceri,
dove sono presenti graffiti e disegni dei reclusi sulle pareti delle
celle e al cui interno è installato un impianto fonico attraverso il
quale è possibile ascoltare storie autentiche dei carcerati
drammatizzate da una compagnia teatrale, ed il museo L'Acqua,
la Terra, la Tela,
entrambi presso la sede municipale (lesionata
dal terremoto del 2016). Le frazioni che attualmente costituiscono il comune di Montalto sono Montalto/Sistina, Patrignone, Porchia e Valdaso. In frazione Patrignone la Porta del Borgo porta l'epigrafe di Re Manfredi. Il centro medievale ben conservato fu patri di Antonio Bonfini, umanista di fama internazionale, primo storico della nazione ungherese. Di particolare pregio la Chiesa romanica di Santa Maria in Viminato contenente affreschi dei sec. XIV, XV, XVI. Nella frazione Porchia, il Torrione risale al XIV secolo; frammenti del passato medievale si colgono in tutta la struttura del paese. Si possono ammirare una pregevole tavola del Pagani e una stupenda Natività del XV secolo affrescata nella Cripta
della Chiesa di Santa Lucia. A Valdaso l'alternarsi geometrico dei frutteti con i campi coltivati ad orto dà al paesaggio il carattere di un'umanizzazione totale. Il torrione dell'antico mulino di Sisto V spunta imponente tra i coltivi. (fonte: turismo.marche.it)
Offida
Offida,
borgo antico racchiuso dalle mure castellane del XV sec, è inserito
tra
I
borghi più belli d'Italia.
Posto su uno sperone roccioso tra le valli del Tesino e del Tronto, è
noto per la laboriosa e paziente arte del delicato merletto al
tombolo, tradizione antica, a cui è dedicato uno dei musei
principali della città. Il vasto piazzale panoramico
all'ingresso del nucleo antico accoglie i resti della
quattrocentesca Rocca,
ai cui piedi si trova il Monumento
alle Merlettaie.
La
lavorazione del merletto
a tombolo è
tuttora molto diffusa: non è raro infatti, passeggiando nel centro
storico, scorgere nella penombra degli atri delle case signore
intente al lavoro con i piccoli fuselli di legno. Il museo
del merletto a tombolo (che
dispone di un apposito percorso per le persone non vedenti), si trova
all'interno dell’ottocentesco palazzo De Castellotti-Pagnanelli
che, dal 1998, ospita anche il museo
archeologico "G. Allevi",
il Museo
delle Tradizioni Popolari e
la
Pinacoteca
comunale e
costituisce così un vero e proprio polo culturale.
Il cuore del
borgo è Piazza
del Popolo,
dall'insolita forma triangolare, sulla quale si affacciano edifici
diversi per stile e materiale. Sul lato principale si ammira il
Palazzo
Comunale,
con una elegante loggetta di tredici colonne in travertino e portico
del XV sec. formato da colonne in laterizio con capitelli in
travertino. Dal porticato del municipio si accede allo splendido
Teatro
del Serpente Aureo,
costruito nell'800, ricco di stucchi e intagli dorati. Sulla stessa
piazza si affaccia anche la settecentesca Chiesa
della Collegiata,
che presenta una
facciata dallo stile composito e la Chiesa
dell’Addolorata,
dove è custodita la Bara del Cristo Morto. Poco distante sorge la
Chiesa
di S. Agostino.
L'ex-monastero di San Francesco, nel centro storico di Offida,
ospita l'enoteca
regionale che
offre una panoramica completa della produzione enologica del Piceno e
delle Marche. L’edificio di culto più importante è
posto al margine dell’abitato, su una rupe dalle pareti scoscese:
si tratta della Chiesa
di Santa Maria della Rocca,
imponente architettura romanico-gotica in cotto, costruita nel 1330
su un preesistente castello longobardo; al suo interno si ammirano i
bellissimi
affreschi del Maestro di Offida del
XIV sec. Tra gli eventi più significativi che hanno luogo
a Offida nel corso dell'anno ricordiamo: il Carnevale
storico di Offida (gennaio,
febbraio), Offida
Opera Festival (settembre)
e Di
Vino in Vino (settembre),
CiBorghi,
un Festival dei Cibi dei Borghi più Belli d’Italia, la Mangialonga
Picena,
undici chilometri e mezzo di buona cucina, di prodotti tipici e di
buon vino divisi in due percorsi nelle campagne marchigiane. Le
eccellenze enogastronomiche locali sono: il chichì
ripieno (una
focaccia con tonno, alici, capperi e peperoni), a cui è dedicata una
sagra, i "funghetti" (dolcetti a base di anice) e i vini
Terre di Offida DOC e Offida DOCG. (fonte: turismo.marche.it)
Ripatransone
Alta
sul colle tra le valli del torrente Menocchia e del fiume Tesino, Ripatransone
sorge
in una posizione panoramica tanto bella da meritarsi il titolo di
"belvedere del Piceno". Aderisce all'Associazione
Nazionale Città dell'Olio e
Città
del miele e
vanta la Bandiera
Arancione.
L'attrazione più nota è
il
Vicolo più stretto d'Italia,
così piccolino da non avere nemmeno un nome: si tratta di una viuzza
che rispetta tutti i canoni per essere considerata un vicolo
(pavimentata, percorribile e con almeno una finestra o una porta che
vi si affacci) ma che è
larga
solo 43 cm! Costruita e più volte rinforzata tra il XII e il XVI
secolo, la cortina muraria di Ripatransone è una delle più ricche e
articolate delle Marche. La lunghezza del suo perimetro è di 2.418
m. e include: il complesso
delle Fonti, Porta Cuprense, Porta San Domenico, Porta d'Agello,
Porta di Monte Antico, Torrioni con merlatura ghibellina.
Il centro storico vanta edifici di epoca medievale, rinascimentale e
barocca. All'interno del borgo, corso Vittorio Emanuele II e le
piazze che su di esso si raccordano si caratterizzano per la presenza
di significativi monumenti: la Cattedrale,
innalzata nel 1597 ma completata nel 1623, cui furono aggiunti nel
1902 la torre campanaria con sulla cima una statua del redentore in
rame dorato, alta 7 metri; la chiesa custodisce statue e tele
seicentesche e dal suo interno si accede a due santuari a sé stanti:
la Cappella
della Madonna di San Giovanni e
la Cripta
della Misericordia e della Morte;
il Palazzo
Comunale,
costruito
nel
XIII secolo e rimaneggiato più volte fra Cinquecento e Ottocento,
che reca nel paramento murario esterno gli archi della
quattrocentesca Loggia degli Anziani, con due affreschi di Giacomo da
Campli, la Madonna del Latte e la Maddalena; il trecentesco Palazzo
del Podestà,
uno dei palazzo pubblici meglio conservati delle Marche, dove è
stato ricavato, nel 1824, il Teatro
Comunale Mercantini, che
presenta la tipica pianta a ferro di cavallo e un plafone, decorato
con motivi floreali e medaglioni con i ritratti di Rossini, Verdi,
Alfieri, Bellini, Goldoni e Metastasio. Particolarmente interessanti
sono:
il
Museo Civico, ospitato
nel Palazzo Bonomi-Gera che si compone di cinque raccolte (la
pinacoteca,
con un ricco patriomonio di opere importanti di Vittore Crivelli e di
Vincenzo Pagani, la Gipsoteca Uno Gera, il museo storico etnografico,
il Museo storico risorgimentale Luigi Mercantini e una galleria
d'arte contemporanea); il Museo
archeologico,
che conserva numerosi reperti preistorici, piceni e romani,
provenienti dal territorio comunale e dell'antico Ager Cuprensis; il
Museo
della Civiltà Contadina e Artigiana,
che documenta la tradizione rurale del paese, e il Museo
del vasaio,
annesso a un laboratorio di produzione, con oltre ottocento manufatti
in terracotta fra cui i tipici fischietti chiamati cuchi. Nel
territorio di Ripatransone si producono olio extra vergine di oliva e
vini DOC, quali il Falerio dei Colli Ascolani e il Rosso Piceno
Superiore. Da gustare è il ciavarro, zuppa di legumi e cereali con
condimento piccante. Le manifestazioni più importanti che hanno
luogo nel corso dell'anno sono: il Cavallo
di Fuoco,
una rievocazione storica che si tiene ogni anno nel giorno
dell'Ottava di Pasqua e la Festa
della Maddalena,
patrona della città, che si svolge a luglio con iniziative religiose
e civili. (fonte: turismo.marche.it)
Ascoli Piceno
Il centro storico di Ascoli Piceno è costruito quasi
interamente in travertino ed è tra i più ammirati della regione e
del centro Italia, in virtù della sua ricchezza artistica e
architettonica. Conserva diverse torri gentilizie e campanarie e per
questo è chiamata la Città delle cento torri. La città ha come
fulcro la rinascimentale Piazza del Popolo dove si trovano alcuni
edifici importanti fra cui il Palazzo dei Capitani del Popolo, di
origine duecentesca e oggi sede del Comune, lo storico Caffè
Meletti di gusto liberty e la Chiesa di San Francesco,
al quale è addossata la Loggia dei Mercanti, elegante costruzione
del 1513. Altro elegantissimo spazio urbano è Piazza Arringo, la
piazza più antica di Ascoli, dove sorgono interessantissimi edifici:
il medioevale Battistero di San Giovanni, la Cattedrale di
Sant'Emidio, che racchiude al suo interno la cripta dedicata
anch'essa al santo patrono e il grande polittico di Sant'Emidio
di Carlo Crivelli, firmato e datato 1473; il Palazzo Vescovile, il
Palazzo dell'Arengo, sede della Pinacoteca Civica e di alcuni uffici
comunali. Sul lato opposto della Piazza si riconosce la
seicentesca facciata di Palazzo Panichi, sede del
Museo Archeologico Statale. Tra gli altri edifici di
architettura religiosa da non perdere sono: la romanica Chiesa
di SS. Vincenzo e Anastasio, la duecentesca Chiesa
di San Pietro Martire, la Chiesa di Sant'Agostino,
rifatta nel IX secolo, la cinquecentesca Chiesa di Santa
Maria della Carità. Meritevoli di essere citati sono anche
i tempietti dedicati al patrono, quali Sant'Emidio
alle Grotte e Sant'Emidio Rosso. Tra i monumenti sono da
ricordare: il ponte Romano di Solestà, le rovine
del teatro romano, le grotte
dell'Annunziata, ciclopica costruzione del periodo romano,
la Fortezza Pia, il Forte
Malatesta, l’ottocentesco Teatro Ventidio Basso,
il Palazzetto Longobardo con la Torre degli
Ercolani, una delle torri superstiti tra le circa duecento
che compaiono nelle cronache medioevali. Nelle vicinanze della città
si trova la Rocca di Castel Trosino, antichissimo
insediamento longobardo nei pressi del torrente Castellano.
I
piatti che maggiormente rappresentano la cucina e la gastronomia
locale sono in primis l’oliva all’ascolana del Piceno DOP
ed il fritto all’ascolana. Le olive
verdi tenere, dopo essere state denocciolate e riempite con un
morbido composto a base di carne mista vengono impanate e fritte. Il
fritto all'ascolana è una pietanza che si compone di costolette di
agnello, carciofi, olive ascolane e crema fritta (cremini). Un'altra
specialità territoriale, legata alla tradizione, è l’oliva
in salamoia: la tenera ascolana è trattata, appena
raccolta, con la tecnica della salamoia, in acqua, sale ed erbe
selvatiche, e conserva così la sua fragranza e il suo sapore dolce.
Ingrediente primario di tutte è la tenera ascolana, oliva
locale dalla forma ovale e dalla polpa tenera e dolce.
Questa pregiata varietà ha contribuito, con le altre nove tipologie
olivicole autoctone della regione, al riconoscimento igp del nostro
olio extra vergine di oliva. La bevanda alcolica più
conosciuta è l’anisetta, un liquore a base di
anice verde (pimpinella anisum) e il suo nome deriva proprio dalla
pianta che ne è la principale aromatizzatrice. La zona dell’ascolano
è nota anche per la produzione del Rosso Piceno Superiore,
del Falerio e del vino cotto,
ottenuto dalla concentrazione del mosto mediante cottura.
Gli eventi
di maggior rilievo che hanno luogo ad Ascoli Piceno durante l’anno
sono: il Carnevale
di Ascoli Piceno (febbraio-marzo), Fritto
Misto all'italiana (aprile-maggio), il Mercatino
dell'Antiquariato – (ogni terza domenica del mese) e
il Torneo
Cavalleresco della Quintana (agosto). (fonte: turismo.marche.it)